Politica

Serve politica

Le elezioni europee consegnano alcuni dati che meritano un approfondimento. 

Ha votato un italiano su due, l’astensionismo ha ormai assunto una dimensione enorme e costante.

Il Nord del Paese vede consolidare il voto a Fdi oltre il 30%, segno che le aree più ricche e con insediamenti produttivi ma anche gli operai votano a destra, per un partito storico e fortemente ideologizzato.

Forza Italia supera la prima elezione “senza” Berlusconi e lo fa in maniera egregia, puntando già ad occupare lo “spazio” tra Meloni e Schlein.

La rissa tra Renzi e Calenda cancella il “terzo polo” dal Parlamento europeo ma, attenzione, anche sommando i voti (l’algebra non vale mai in politica) le forze che si richiamano a questa area perdono 5 punti percentuali. 

Il M5s dimezza i suoi consensi al Sud e consegue un 10% nazionale: dovevano essere le elezioni del sorpasso al PD, ma è stata punita una certa presunzione moralisteggiante quanto priva di fondamenta.

La Lega perde il suo insediamento al Nord, si salva per le preferenze di Vannacci e Patriciello, ma fallisce sia come forza a destra della Meloni che come seconda della coalizione di cdx.

Il Pd consegue un risultato ottimo, figlio di una apprezzata campagna elettorale e di liste plurali.

La composizione sociale del voto e le diversità territoriali sono da analizzare con grande attenzione (fra tutte quella aree urbane/aree rurali), per brevità si può dire che il Mezzogiorno premia le forze di opposizione con in testa il PD e che i garantiti votano per i due partiti maggiori, i giovani guardano alle forze più radicali.

I non garantiti, i precari, gli invisibili non trovando più forze antisistema gonfiano le cifre dell’astensione. 

Il proporzionale e le preferenze consentono alle forze di sinistra di fare valere il radicamento di amministratori e dirigenti, si dovrebbe comprendere che l’infatuazione maggioritaria ha favorito le destre ed allontanato le persone dal voto.

Va ripensata la democrazia in Italia, seguendo il dettato costituzionale (finanziamento della politica, selezione delle classi dirigenti, legge elettorale, assetti istituzionali).

Detto questo vi sono almeno 3 grandi problemi:

1) il PD deve costruire una alternativa credibile al Cdx che si conferma granitico ed in salute;

2) ammesso che Conte non scelga un “ritorno alle origini”, la sola alleanza coi 5 stelle è assolutamente insufficiente alla conquista dei consensi necessari per vincere alle politiche e governare l’Italia;

3) il tema di una forza cattolica democratica, che contenda seriamente i voti moderati al cdx, diventa fondamentale. 

Del resto, la crescita di Avs ed il PD a guida Schlein coprono bene il voto a sinistra.

Serve, dunque, una strategia per aggredire gli spazi al “centro “, che è l’esatto contrario di un PD vocato al moderatismo ma, invece, significa una politica delle alleanze in grado di costruire una solida coalizione democratica e repubblicana. 

Le riforme della destra: autonomia differenziata e premierato, del resto, sono un attentato alla Repubblica disegnata dalla Costituzione, occorre dunque agire dentro un orizzonte da Fronte Popolare.

Uscire dalle Ztl ha consentito al PD di riprendere alcuni voti, il problema è che questo non basta, occorre pensare alla costruzione di un campo alternativo, plurale ma coeso attorno ai valori della Costituzione. 

Le scene della Camera, i manganelli agli studenti, l’attacco ai diritti delle donne non vanno ulteriormente sottovalutati.

Occorrono strategia, ragionamento, visione. 

Serve la Politica.

Geronimo

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio