Cronaca

l’aborto non dovrebbe essere materia di campagna elettorale

Nel dibattito politico della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo entrano, nella

caccia al voto, argomenti di ogni genere, come d’altra, parte è normale che sia. Ciò che risulta di

cattivo gusto, è che si strumentalizzino, nel contesto della competizione, argomenti particolarmente

delicati che hanno già lacerato le coscienze per lunghi anni. Per questo, è da ritenere che, su certi

temi, si debba dibattere sì, se necessario, per rimodularne i termini e la normativa, ma non per

ricuperare consensi che i sondaggi danno in discesa. È fuori luogo, infatti, che Francia e Italia

abbiano scelto proprio il momento elettorale per tirare fuori la “questione aborto”, riattivando

nell’opinione pubblica e nel dibattito politico polemiche, ormai, da tempo sopite. E non solo, ma

condizionandolo e infarcendolo dell’acredine che non si addice a temi riguardanti i diritti afferenti

alla sfera intima dei cittadini, e che è tipica delle competizioni pre-voto

La Francia, ad opera del suo Presidente Macron, fa diventare diritto costituzionale la “libertà

garantita ad ogni donna ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza”. Lo fa proprio in

campagna elettorale, quando, in Francia, l’aborto era già normativamente ammesso. Il nuovo

provvedimento di inserimento in Costituzione della libertà di abortire, lo modifica impedendo ai

medici l’obiezione di coscienza.

In Italia, invece, il Governo, sullo steso tema, decide, utilizzando, anche, i fondi del PNRR, di

introdurre la presenza nei consultori di personale esterno, appartenente all’Associazione, Onlus,

“pro vita “(organismo che non ha una funzione pubblica), allo scopo di far colloquiare i suoi

aderenti con le donne che scelgano di abortire. Una interferenza nei fatti privati di donne, che

vivono, comunque un dramma.

La cosa ha dell’assurdo. E perché proprio adesso? È, forse, il tentativo di dare la caccia al voto dei cattolici?

Si lasci alla donna la libertà di esercitare questo diritto, che, a mio avviso, dovrebbe esser consentito

solo in casi di estrema necessità! … ma, quest’ultima è una posizione, assolutamente, personale di

un cattolico, impegnato in politica, che, laicamente, tuttavia, non intende fare interferenze su

decisioni così dolorose. Se ne discuta, per migliorarne l’esercizio, però, in momenti che consentano

di dialogare con le dovute pacatezza e concentrazione, lontano da bieche strumentalizzazioni

elettorali.

Domenico Francesco Richichi (Direzione regionale PD Calabria)

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