Politica

Il trasformismo :virus per la democrazia da nord a sud. Di Alberto Cisterna

In Puglia non è esplosa alcuna questione morale che abbia stimmate diverse da quelle che periodicamente affliggono la politica. C’è un problema non solo irrisolto, ma addirittura accentuato dai congegni elettorali messi in campo negli ultimi decenni e si chiama trasformismo. Comportamento che ha origini antiche, ovviamente, e che le leggi elettorali possono deliberatamente decidere di favorire (spesso) o di mitigare (quasi mai). E siccome tutti i sistemi elettorali esistenti, dalle elezioni politiche a scendere in giù sino all’ultimo comune, agevolano, ammiccano e favoriscono i cambi di casacca e le transumanze da uno schieramento all’altro, la questione ha assunto contorni preoccupanti. Due considerazioni, se si vuole facili, facili.

Innanzitutto, questi corpuscoli elettorali chiamati spesso “liste civiche” per rivestirle di quarti di nobiltà sono il pulviscolo, il rumore di fondo del big bang costituito dal crollo dei partiti della Prima Repubblica. Colpiti a cuore da Tangentopoli e dalle Stragi del 1992-1993, i leader sopravvissuti alla “moria delle vacche” causata dai processi hanno pensato di salvaguardare la propria legittimazione favorendo, in nome del localismo e di una sorta di democrazia diretta, aggregazioni sul territorio – le liste civiche appunto – con l’idea di inglobarle e farne la stampella del proprio potere. Per farlo, naturalmente, non hanno perso di vista il fatto che queste liste operavano da vere e proprie camere di compensazione, da canali di scolo in grado di dirigere pacchetti di voto e discutibili ras locali da un partito all’altro o da uno schieramento all’altro. Insomma, le nobili liste civiche, segno della mitica democrazia dal basso che non si riconosce negli schieramenti nazionali, sono diventate troppe volte agglomerati opachi in cui dissimulare la fluttuazione periodica, il pendolo clientelare da una parte all’altra, conferendo una certa “gradualità” a cambi di casacca altrimenti indigeribili.

Ci voleva, naturalmente, un meccanismo elettorale idoneo ad assicurare questa migrazione stagionale e questo è stato inventato con il meccanismo delle cosiddette liste collegate al candidato a governatore o sindaco. Brutalmente: si mettono insieme un gruppo di fedelissimi o di impiegati, insegnanti e militari che vogliono trascorse qualche settimana di vacanza a casa, con la scusa dell’aspettativa per campagna elettorale, si raccolgono alcune centinaia di voti tra amici, clienti e parenti.  Voti che, come noto, non consentiranno alla lista di vedere eletto neppure un candidato, ma che confluiscono nel calderone delle preferenze del capo della coalizione. Lo sanno tutti, le chance di vittoria nelle competizioni locali si gioca tante volte sullo spread delle liste: più riesci a metterne in piedi, più speranze di vittoria ci sono. Si tratta a questo punto di essere, come dire, riconoscenti verso i piccoli capibastone di questi minuscoli corpuscoli collettori di vita che, soprattutto nel caso di vittorie di misura, si presentano all’incasso chiedendo micro-favori, assunzioni, piccole presidenze, strapuntini del sottobosco di potere. Le procure, quando riescono a mettere le mani su questo mondo, chiamano questi accordi corruzione, traffico di influenze, voto di scambio e via seguitando. Una palude mefitica di cui la politica dovrebbe liberarsi al più presto, ma non riesce a farlo con sistemi elettorali cripto-maggioritari che impongono di centellinare e raggranellare anche il più minuscolo pacchetto di voti.

Come porre rimedio a questo evidente sconcio che rischia di compromettere anche la credibilità di uomini di grande valore e di lasciare spazio a spregiudicate operazioni mediatiche è un altro paio di maniche.

Poiché non si può comprimere la libertà e il diritto dei cittadini di aggregarsi in spontanee associazioni politiche ed elettorali, la soluzione più agevole è impedire che i voti riportati delle liste che non raggiungono il quorum – e, quindi, non eleggono alcun rappresentante nelle assemblee – confluiscano nel bacino dei consensi dei leader degli schieramenti che li inglobano. Depurati di questa fanghiglia, i voti di questo pulviscolo opaco sarebbero irrilevanti, nessuno andrebbe a cercarli in queste forme e chiunque imbarca transfughi dovrà farlo nelle liste maggiori assumendosene la responsabilità.Si dovrebbe fare e non si farà.

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