La fusione dei comuni non deve essere un “trucco” ma un disegno strategico
La prima fusione di comuni in Calabria avvenne nel 1927. Su richiesta del Podestà di Reggio Calabria, fu creata la “grande” Reggio, accorpando al piccolo comune reggino i centri di Pellaro, Catona, Cataforio, Gallico, Gallina, Podargoni, Rosali, Salice, Sambatello, Villa San Giovanni, Cannitello, Campo Calabro e Fiumara di Muro. Non ci furono consultazione ma un progetto politico che aveva molte luci e qualche ombra. Una intuizione brillante che formò l’attuale città, precedentemente divisa in tante contrade che non avrebbero avuto la forza di sopravvivere, svilupparsi autonomamente e sopportare la gravosa ricostruzione post terremoto.
L’idea originaria, però, fu stravolta e ai comuni “reggini” omogenei per cultura, storia sociale, culturale ed economica al capoluogo furono aggiunti anche comuni disomogenei come Villa San Giovanni, Cannitello, Campo Calabro e Fiumara. I cittadini di Villa San Giovanni, guidati dal sacerdote Luigi Nostro, misero in campo una protesta per mettere in evidenza i danni che il territorio e i cittadini avrebbero subito, anche sul piano economico, nonché un’ingiusta sudditanza nei confronti del comune di Reggio che nessun legame aveva con il comprensorio villese. Il governo fascista, nel 1933, valutò positivamente le richieste del Sacerdote e negativamente l’impatto della grande fusione e decise di modificare il precedente decreto, ridimensionando la grande Reggio e conferendo ad essa la giusta omogeneità che ha consentito alla città di crescere, espandersi e diventare la più grande ed importante città della Calabria.
Oggi, possiamo dire che le fusioni tra i comuni sono fondamentali per affrontare le nuove sfide, però non possono essere calate dall’alto. C’è la necessità di discussione vera, di sperimentazione e di un disegno strategico che non sia una somma numerica per fare massa critica, non un trucco ma un progetto che guarda al futuro, capace di garantire dignità e prospettive a tutti e, soprattutto, che non venga percepito come uno strumento di annessione ma di vera integrazione, che nell’immediato possa anche richiedere sacrifici per un futuro prospero. In questo quadro molto si può fare in Calabria per avviare fusioni condivise da Reggio a Cosenza. Utilizzando prudenza, pazienza e intelligenza. Sapendo che, pur vivendo in democrazia, alcune scelte diventano irreversibili o comunque frutto di lunghissimi e defaticanti processi politici di cambiamento, quando le decisioni si rivelano sbagliate. Mentre, paradossalmente, allorquando il regime fascista si accorse che l’estensione illimitata della grande Reggio era sbagliata, Mussolini con un colpo di penna la modificò dopo pochi anni, ammettendo di fatto l’errore.
Demetrio Battaglia