Cronaca

La “Città unica ” non può essere frutto di una fusione a freddo, imposta dall’alto

Non sono pregiudizialmente contrario alla istituzione della cosiddetta “Città Unica”. È improponibile farla a freddo, senza un programma, i progetti e la sperimentazione sul campo della gestione comune dei servizi, che è cosa molto complessa e difficile. La sperimentazione si può fare ricorrendo all’Istituto dell’Unione dei Comuni, espressamente previsto dalle leggi vigenti, con la partecipazione anche del Comune di Montalto e dei comuni interessati posti a sud, a est ed a ovest di Cosenza. Dopodiché, si sottopone il progetto sperimentato al giudizio dei cittadini dei comuni, attraverso la celebrazione di un referendum decisivo e non semplicemente consultivo. In tal modo, i cittadini darebbero un voto consapevole. Se l’Unione ha funzionato bene, sarà approvata la fusione. In caso contrario, si può agevolmente scioglierla. Seguire la strada della fusione a freddo sarebbe irresponsabile, anche perché si costringerebbero i cittadini di Rende e Castrolibero a pagare l’ingente debito di Cosenza.

La fusione imposta dall’alto dalla Regione, e non proposta dai Consigli Comunali delle città interessate, né da libere associazioni di cittadini, è un’operazione autoritaria, fascistoide. A chi dovesse ritenere il fascismo morto e sepolto, consiglio di leggere, oltre al dizionario delle frasi celebri, “Il fascismo non è mai morto” di Luciano Canfora, uno dei più grandi intellettuali viventi. Del resto, questa mia tesi è confermata dalle modalità del referendum, che è un’autentica truffa sotto il profilo democratico, perché consente al comune più popoloso di annettersi i comuni più piccoli. Ed, infatti, un si, prevedibilmente plebiscitario registrato a Cosenza, darebbe luogo alla fusione-annessione anche a fronte di una vittoria del no a Rende e Cosenza. Cosa ha a che fare tutto ciò con la democrazia, mi vien da chiedere, agli esponenti del cosiddetto Partito Democratico che hanno avallato questa procedura truffaldina?

Si può anche avere comprensione per gli esponenti del PD in Consiglio Regionale che, a quanto pare, sono portatori di una cultura politica che, a cuor leggero, consente di cestinare principi e valori che dovrebbero essere fondativi per un partito che ha scelto di chiamarsi “democratico” e che dovrebbe avere l’ambizione di aborrire azioni e procedure che ledono il principio di “autodeterminazione dei popoli”, che vale per le grandi come per le piccole comunità di cittadini.

Ma è inammissibile che una offesa così grave alla democrazia, ed al diritto dei cittadini di Rende e Castrolibero di essere protagonisti  del propio futuro, sia stata approvata e sostenuta dal segretario regionale e da un dirigente nazionale del PD, che hanno avallato un miserevole accordo con la compagnia Occhiuto, peraltro privo di alcun valore giuridico.

È del tutto evidente, che simili  comportamenti, espressioni compromissorie di trasversalismo politico, indeboliscono la credibilità delle opposizioni, con riflessi negativi su importanti questioni di attualità.

SANDRO PRINCIPE

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