I deliri del governo Meloni: la propaganda non sempre paga
L’ordinanza del tribunale di Roma, che, in ottemperanza al “Decreto Cutro” ha annullato il provvedimento per la costruzione di un campo di accoglienza in Albania per i migranti, mette in luce, non solo le criticità legate alla gestione dei flussi migratori, ma anche le fragilità politiche del governo Meloni. La presidente del Consiglio ha accusato i giudici italiani di avere un atteggiamento pregiudiziale nei confronti dell’esecutivo, ma la verità è che la sua amministrazione sembra priva della necessaria competenza giuridica e della risolutezza politica per affrontare una questione così complessa. La decisione dei giudici italiani discende da una sentenza della Corte di giustizia europea la cui primazia è un principio giuridico che stabilisce la prevalenza del diritto dell’Unione europea rispetto alle norme nazionali contrastanti degli Stati membri dell’UE. Non solo, l’ordinanza del tribunale scaturisce dalla mancata osservanza di un provvedimento del governo Meloni, adottato nel maggio 2024 relativa alla determinazione dei “paesi sicuri”. La Presidente Meloni, invece di lanciare invettive contro “i giudici di sinistra che hanno adottato una decisione politica”, come da essa affermato, potrebbe, se ne abbia le capacità, convocare un Consiglio dei Ministri per approvare un decreto legge che riscriva le norme emesse a maggio. La mancanza, però, di idee chiare, di giuisti capaci all’interno della maggioranza e il timore di affrontare le conseguenze legali di tali azioni, oltre ad evidenziare un deficit di leadership e di visione, hanno determinato l’obbligo di fare tornare in Italia i migranti trasferiti o, meglio, deportati in Albania
La proposta di trasferire migranti in Albania è, purtroppo, da considerare per quello che è: una manovra propagandistica per guadagnare consensi tra quegli elettori che, disinformati, vedono nei migranti il capro espiatorio di una serie di problemi sociali. Anche la posizione del governo francese, che ha dichiarato l’intransitabilità del modello Italia-Albania, mette in evidenza l’isolamento del nostro Paese in questo dibattito europeo.
L’accordo con l’Albania per ricevere in due “Centri per persone migranti” o” Centri per richiedenti asilo”, costruiti dall’Italia con proprie risorse, per accogliere, le persone giunte illegalmente in Italia, era risaputo fosse in contrasto con la normativa dei “Paesi sicuri”, così definiti da una regolamentazione internazionale. La recente sentenza della Corte Europea di Giustizia, che ha stabilito il principio secondo cui uno Stato non può essere considerato sicuro se anche solo una sua regione è insicura, Il governo italiano era a conoscenza che l’Albania non è un paese considerato con porti sicuri. Perché è stato, invece, adottato il provvedimento e perché sono stati costruiti i locali per collocarvi i migranti sbarcati in Italia? C’è un accordo col presidente dell’Albania che nasconde cose che non si possono sapere? O c’è la megalomania di Salvini che ha ricattato la Meloni per fare adottare questo provvedimento, anche in coincidenza della sua vicenda processuale penale per avere tenuto sequestrato in mare 150 migranti? Quando le decisioni politiche con implicazioni sopranazionali, vengono prese senza trasparenza o con secondi fini e in assenza di basi giuridiche ineccepibili, il risultato è una cattiva figura internazionale che fa apparire l’Italia come un paese in preda a dispute interne piuttosto che come una nazione capace di gestire i propri problemi con serietà e responsabilità. E il mondo ci ride dietro.
Domenico Francesco Richichi (Direzione regionale PD Calabria)