L’autonomia differenziata: eroi a metà o abili “strategisti”?
Ah, la politica italiana! Un teatro dell’assurdo dove anche gli atti di eroismo assumono sfumature comiche. L’ultima pièce in scena riguarda l’autonomia differenziata, diventata legge nonostante l’astensione tattica di tre parlamentari calabresi del centrodestra. Eroi ribelli o semplicemente abili strategisti? Facciamo un po’ di chiarezza.
L’autonomia differenziata, salutata come una panacea da alcune regioni del Nord, è percepita al Sud come un ulteriore strumento di divisione e disuguaglianza. In Calabria, terra che già annaspa sotto il peso di inefficienze croniche e risorse carenti, questa legge appare come una condanna definitiva. Quindi, quando tre parlamentari calabresi decidono di astenersi e non entrare in aula al momento del voto, il gesto solleva più di un sopracciglio.
Ma cosa può spiegare questo comportamento? Forse la “teoria dell’eroismo selettivo” coniata da qualche politologo immaginario. In parole povere, si tratta di fare abbastanza per essere percepiti come paladini della giustizia senza compromettere seriamente la propria carriera politica. Dopotutto, è un equilibrio sottile quello tra l’apparire rivoluzionari e l’essere irrimediabilmente fuori dai giochi di potere.
C’è una teoria politica che potrebbe aiutarci a interpretare questo comportamento? Certo, il “principio del cappellaio matto” (totalmente inventato, ma perfettamente calzante). Secondo questo principio, in politica, l’apparenza di follia o ribellione è spesso una maschera per calcoli ben più freddi e razionali. I nostri eroi calabresi, astenendosi e non presentandosi, riescono a guadagnarsi il favore del loro elettorato, furibondo per l’autonomia differenziata, senza però attirare troppa ira dai loro capi partito al Nord. Geniale, no?
Quale giudizio di valore possiamo trarre da questo? Difficile dirlo senza un pizzico di ironia. Da una parte, si potrebbe ammirare il coraggio di non conformarsi ciecamente a un provvedimento che danneggia la propria terra. Dall’altra, la loro astensione rappresenta un atto incompleto, un eroismo a metà. In fin dei conti, è come se i nostri tre parlamentari avessero messo un piede dentro e uno fuori dal carrozzone dell’autonomia differenziata, pronti a saltare dalla parte giusta quando il vento cambierà.
Questa ambivalenza è la quintessenza della politica italiana: fare il possibile per sembrare dalla parte del popolo, senza mai compromettere del tutto la propria posizione. Un balletto continuo tra le necessità di apparire giusti e quelle di rimanere potenti. La lezione che ne traiamo è chiara: in politica, l’astuzia spesso prevale sul coraggio, e il calcolo prevale sulla pura idealità.
Ma alle volte i problemi, anziché rinviarli, si farebbe bene ad affrontarli. Una regione che si sente violata nei propri diritti costituzionali può ricorrere alla Corte costituzionale. Nel caso dell’autonomia differenziata, la Calabria deve ricorrere alla Corte Costituzionale per cassare questo provvedimento iniquo, tutto detto e ridetto nelle centinaia di ore di audizione da Bankitalia, costituzionalisti, esperti e chi più ne ha più ne metta.
E ora, chi vuole scommettere su quale sarà il loro prossimo passo? Forse sarà finalmente il momento del giudizio popolare, e il passo successivo per i tre parlamentari dissidenti potrebbe essere quello di tornare a casa.
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