Europa : il pd dimentica i padri fondatori
Sarebbe, certamente, impensabile voler riconoscere l’unicità del merito della fondazione dell’Europa esclusivamente in capo a De Gasperi, Schumann e Adenauer, nonostante si tratti di tre gigantesche figure della storia del nostro continente, promotori e sottoscrittori dei primi trattati costituenti, a tutta ragione, l’embrione dell’Europa dei Ventisette di oggi. Un continente che ha visto per secoli popoli e stati affrontarsi senza sosta passando da una mano all’altra, da un’oppressione all’altra. Si è trattato di un processo elaborato e sofferto, alla costruzione del quale hanno dato sangue e idee un’infinità di uomini e donne tutti, forse, aggiungendo qualche elemento, più o meno portante, alle fondamenta gettate dall’idea mazziniana della “Europa dei Popoli”. Ed è interessante che di tanto in tanto venga riportato alla memoria qualche protagonista di questo processo e le approfondite idee che hanno reso possibile l’alternarsi dell’affermazione dei nazionalismi, intesi, ora, positivamente come identità culturali, geografiche, etniche, utili ad arricchire le comunità internazionali e a garantire la convivenza pacifica, ora trasformati in sovranismi egoistici, forieri di sopraffazioni e di guerra i cui echi sembrano oggi, potersi riudire. Ma l’esaltazione superficiale e strumentale, sfregiata fino a ridurre a intrattenimento elettorale di moda, la narrazione di una di tali figure, è veramente spiacevole ed incresciosa oltre che non intellettualmente onesta, enfatizzata al punto da offuscarne la grandezza e il valore, e finanche la travagliata e illuminata azione, svilendola a misera trovata propagandistica. È quanto sta accadendo in questi tempi di campagna elettorale, per via “dell’uso” asservito allo scopo di procacciare voti, alla figura di Altiero Spinelli, offerta come quella di padre fondatore dell’Europa.
Quello che stride fortemente di questa recente moda, è l’assoluta censura, o meglio, il silenzio tombale rispetto a un qualsiasi accenno, da parte degli esponenti del Partito Democratico (dirigenti, candidati, amministratori e simpatizzanti del partito) sull’atto di nascita dell’Europa, nel 1950, per iniziativa di Robert Schumann, ministro degli esteri francese, Konrad Adenauer, Primo Ministro tedesco e Alcide De Gasperi, Primo Ministro italiano i quali diedero vita alla Comunità Europea del Carbone dell’Acciaio ( CECA), in nuce l’ Europa di oggi.
I tre grandi della storia d’Europa, tutti democristiani, non vengono citati da alcuno, soprattutto nel PD, forse per un rigurgito freudiano che riporta innegabilmente a quegli anni ‘50. A quel tempo e fino al 1956, il Partito Comunista Italiano si schierò, in modo feroce, contro l’idea di ingresso dell’Italia in una nuova Europa. Un’idea alla quale, invece, Altiero Spinelli, anche se esponente del Partito comunista, perseguitato dal fascismo che gli diede, prima il carcere per 10 anni e poi il confino a Ponza e a Ventotene, per 7 anni credeva fortemente.
Altiero Spinelli, proprio da quest’ultima città, nel 1941, assieme a Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, redasse il cosiddetto, “Manifesto di Ventotene” che fu, e resta, una grande intuizione profetica ed auspice di quella che nel loro animo avrebbe dovuto essere l’Europa nascente dalla caduta del nazifascismo, prefigurata nel manifesto stesso. Il “Manifesto di Ventotene” rappresenta una pietra miliare ideale, politica e organizzativa di quella che poi, divenne l’Europa che stiamo vivendo. Altiero Spinelli, il più citato quale redattore del manifesto, in quegli anni, si scontrò per questo duramente con Palmiro Togliatti, allora segretario del PCI, e fu uno dei pochi esponenti comunisti a prendere le distanze da Stalin, dai processi di Mosca e dal comunismo sovietico in generale, al punto da essere espulso nel 1937 dal Partito Comunista d’Italia con l’accusa di voler “minare l’ideologia bolscevica, e di essersi trasformato in un piccolo borghese”.
E non poteva essere diversamente perché, il partito di Togliatti, dopo la guerra, aveva più di un motivo per confermare nel merito una posizione nettamente critica nei confronti del “Manifesto di Ventotene”: i comunisti italiani erano del tutto estranei all’idea di una Europa che facesse da diga antisovietica. Il PCI, in buona fede, puntava al superamento dei blocchi e non poteva vedere di buon occhio un’Europa concepita quale bastione dell’Occidente capitalistico. Ciò smentisce categoricamente la tesi dell’orientamento europeista del partito comunista italiano!
Spinelli, invece, si dedicò con genuina passione all’ideale dell’Europa federata guardando con speranza a ciò che Togliatti vedeva come un pericolo: un’integrazione europea che superasse gli Stati e svuotasse la sovranità nazionale. Egli rappresenta uno, e non l’unico, tra i tanti benemeriti protagonisti della fondazione dell’Europa e si trova in sintonia con quanto affermava Alcide De Gasperi nel definire l’idea di realizzare dell’Unione Europea: “…. necessario e sufficiente è sapere con certezza che così diamo vita ad una Comunità internazionale fondata sulla cessione temporanea dell’esercizio del potere sovrano e nell’ambito della quale i partecipanti sono in condizione di parità. Strumento decisivo di solidarietà europea federativa può essere un patto comune di difesa, con un esercito al servizio di tale patto. Siamo favorevoli ad ogni sforzo che tenta sinceramente a costituire tale solidarietà e corresponsabilità di pace, e riteniamo che esso debba essere baluardo permanente della nostra civiltà e l’armatura stabile dell’Europa Unita”
Domenico Francesco Richichi (Direzione regionale Partito Democratico Calabria)