Economia

Crisi pediatri in Italia: dissoluzione modello sanità regionale

Mentre la politica italiana dibatte su massimi sistemi – l’autonomia differenziata e il  premierato – emergono spaccati di realtà  che toccano direttamente i cittadini nella loro quotidianità. Paradossalmente, in un paese già afflitto da un calo delle nascite, si presenta anche la sfida di garantire adeguata assistenza ai neonati. La Fondazione GIMBE solleva un allarme significativo: la crescente carenza di pediatri di famiglia in Italia è un problema che accomuna sia le regioni economicamente forti sia quelle più deboli.

Il nuovo report di GIMBE mostra come, entro pochi anni, la carenza di pediatri possa peggiorare a causa di un inadeguato ricambio generazionale. Le regioni come Lombardia, Piemonte e Veneto già risentono di questo deficit, ma anche in Calabria la situazione è critica, evidenziando che il problema è nazionale. In Italia, ci sono 1.738 pediatri che raggiungeranno l’età pensionabile tra il 2023 e il 2026, ma è incerto se le nuove leve potranno adeguatamente sostituirli.

La fondazione punta il dito contro la programmazione del fabbisogno di pediatri, critica la gestione delle borse di studio per la specializzazione e denuncia l’inefficienza del modello di distribuzione territoriale dei pediatri, basato su stime inadeguate che non considerano i bambini tra i 6 e i 13 anni. Ciò potrebbe portare a una drastica riduzione del numero di pediatri disponibili, mettendo a rischio l’assistenza per migliaia di bambini.

La situazione attuale evidenzia la crisi di un modello di governance sanitaria regionale che doveva essere il pilastro del regionalismo italiano. Tuttavia, questo sistema si è rivelato lento nel programmare le politiche del personale sanitario, con interventi legislativi che spesso rispondono solo alle emergenze del momento anziché a una pianificazione a lungo termine.

Per farla breve il report di GIMBE non solo mette in luce una carenza di pediatri, ma sottolinea anche una più ampia crisi del sistema sanitario regionale, che fallisce nel suo compito di garantire una copertura sanitaria capillare e tempestiva. Questa situazione porta ironicamente a una produzione di “dis-sanità”, piuttosto che di sanità, facendo emergere nostalgici richiami a un ritorno alla cassa mutua, un modello ormai superato ma destinato ad essere ricordato nella storia di questo Paese per la sua efficienza rispetto al caos attuale.      

(vai al sito della fondazione GIMBE www.gimbe.org)

MasterPlan

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio