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Tra il dire e fare c’è di mezzo il mare……E’ un ponte virtuale!

Solo dopo 54 anni, stiamo vivendo (da attori protagonisti e non) quella che dovrebbe (usiamo il condizionale in una vicenda più gattopardesca che reale) essere la fase della verità.

La fase, legata finalmente, all’esame del progetto (che non c’è) al coinvolgimento e al dibattito pubblico (annullato e svilito) è nel suo pieno svolgimento con l’avvio della Conferenza dei Servizi presso il ministero deputato a svolgerla.

In questi giorni in cui si vivono e si mescolano emozioni e stati d’animo contrapposti tra chi intravede la possibilità di procedere spediti (anche troppo) verso l’obiettivo di una approvazione da parte del Cipess del progetto ( ..quale ?? ) e tra chi il progetto non lo vede, non ci crede, e ha presentato le proprie osservazioni nei tempi e nei modi previsti dalla normativa e per la fase.

Per chi sarà la volta buona? chi pensa di vincere e chi ritiene di non perdere? verrebbe da ridere se non fosse tragico, e non si riconoscesse che gli ostacoli che sbarrano la strada all’infrastruttura sono molti e tutti rilevanti.

Spaziano dal progetto ad unica campata (che si porta dietro tutte le questioni in merito alla reale fattibilità dell’opera) alla modalità di finanziamento, al possibile (replicabile) contenzioso, solo per sintetizzare, e non dilungarci adesso su questioni più puntuali.

Si fa presto a dire Ponte. Il progetto infrastrutturale da 3,3 km, con un impalcato di 3,6 km, è più facile a dirsi che a farsi.

Le fonti di finanziamento sono per lo più legati e dettati dai diversi orientamenti politici che si susseguono e che hanno di volta in volta ripescato e abbandonato la questione.

La parola fine al progetto del Ponte, contenuta in un decreto a firma di Mario Monti nel 2012, non è stata indolore. Le società vincitrici del bando di gara e la stessa Società dello Stretto, hanno chiesto (e si preparano probabilmente a replicare, in caso di nuovo stop al progetto, se acquisiranno l’approvazione del Cipess) danni, indennizzi e risarcimenti per la risoluzione anticipata degli accordi. In particolare Eurolink(di allora) per 700 milioni di euro, Parsons Transportation per 90 milioni e la Società dello Stretto per altri 320 milioni di euro.

La questione dei risarcimenti è finita addirittura in Corte costituzionale che nel 2019 ha stabilito il perimetro degli indennizzi da corrispondere alle societa maggiorato del 10%, ma allora solo il Monitore Ambientale ha accettato la risoluzione (forse con lungimiranza alla luce dei dubbi e delle criticità che stanno emergendo a distanza di ben 12 anni in particolare sugli aspetti ambientali).

Ora il decreto-legge, all’articolo 4, resuscita i vecchi accordi stabilendo la rinuncia a ogni rivalsa attraverso atti aggiuntivi e la prosecuzione, come se nulla fosse, dei rapporti contrattuali «caducati».

Ma su questo argomento “contenziosi”, il governo e il Ministro Salvini si sono attrezzati per tempo (meglio dire con i tempi che si è dato lo stesso governo e il Ministro competente, Sic!).

Ma veniamo alla fase attuale, la Conferenza dei servizi ha messo a nudo tutte le criticità tecniche-scientifiche ed ambientali che si porta dietro come un macigno, osservati una montagna di elaborati progettuali dove si esalta il progetto che resta sulla carta, fatte salve migliaia di “rendering” virtuali quasi sempre fuori scala con il solo scopo di anestetizzare i territori, far sognare gli estimatori e i possibili interessi che si potrebbero generare da una ipotizzata  realizzazione, che dovrebbe durare almeno per un decennio (certamente molto di più considerato lo “storico” associato alle opere infrastrutturali).

Così come emergono come montagne invalicabili (almeno nei tempi e nelle fasi attuali) l’enorme quantità e specificità delle osservazioni pervenute dagli enti, associazioni, cittadini, steakeholders, ecc.. dalle quali emerge un quadro allarmante in merito alla fragilità, superficialità e inadeguatezza del progetto (del 2012 rivisitato solo marginalmente).

Allora è un buon viatico, che le istituzioni locali, Sindaci dei comuni interessati dell’area dello Stretto e dei comuni e collettività facenti parte delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria e delle aree più vaste coinvolte, siano in questo momento in parte soddisfatti per aver recuperato quel rapporto con i propri cittadini mettendo in atto “ il dibattito pubblico “ negato e annullato dal governo in carica e dal suo ministro alle infrastrutture, con l’unica finalità di corrispondere ai desiderata Salviniani di arrivare in tempo utile all’approvazione del progetto (che non c’è) in vista della tornata di elezioni Europee. Adesso le collettività attraverso le loro competenti e minuziose osservazioni hanno SOLO rallentato l’avanzamento sul campo delle “truppe” governative, una battaglia di respiro, certo utile ed indispensabile. Ma per fermare questa follia, ripescata con una farsa (il Decreto Legge 53/2023) in atto con una bugia (il progetto che non c’è) e che si potrebbe contestualizzare in una tragedia per i territori, e per l’intero stato Italiano con la conseguente perdita di credibilità in Europa e nel mondo, occorre chiedere, e lo devono fare per primi i Sindaci con il sostegno delle loro collettività uno STOP alle attività in corso, annullando la fase che porta all’approvazione prevista al Cipess

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