IL PD IL CODICE ETICO LO POSSIEDE ED È SEVERISSIMO
Da quando la Segretaria Schlein, dopo le vicende di Bari e Torino che hanno alimentato attacchi politici contro il PD, si è, improvvidamente, impegnata a dotare il suo partito di un codice etico che faccia da guida per le candidature, il mondo intero si è lanciato nel darle consigli e suggerimenti. Grandi giornalisti (si fa per dire), piccoli ascari di deputati, il presidente 5stelle Giuseppe Conte (cosa c’entra questa interferenza?), ….Purtroppo, Elly Schlein, ha fatto l’ennesimo errore cadendo nella ennesima trappola tesa dagli avversari politici: annunciando la formulazione di un codice etico ha fatto pensare all’opinione pubblica che il partito non ha morale né etica, mentre, invece, il PD è l’unico partito in Italia e in Europa ad avere un codice etico che risale alla sua fondazione del 2007.
Si è sottoposta, così, alla critica di chi cerca di togliere consensi e denigrare un partito che, rispetto agli altri, invece, ha una struttura fondata sulla libertà e su regole di democrazia interna. Il PD è con le carte in regola sulla scelta e formazione della classe dirigente. Poi ci possono essere uomini e donne che tradiscono principi e regole e che vanno espulsi dal Partito. L’appunto che si può, certamente, fare al Partito Democratico e alla sua segretaria è che il codice etico in vigore, a volte, non viene rispettato e applicato. Ne danno memoria i molti casi in cui, le scelte dei vari segretari predecessori della Schlein hanno omesso il rispetto di alcune norme interne, soprattutto in materia di candidature così da condurre a risultati elettorali negativi oltre a strumentalizzazioni degli avversari politici. Quindi, giornalisti faziosi, politici concorrenti, commentatori di parte, antimafiosi di professione, evitino di condannare un partito che, rispetto ad altri, un codice etico lo possiede ed è severissimo, soprattutto nella parte che riguarda le candidature ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito.
STRALCIO CODICE ETICO PD 5.Condizioni ostative alla candidatura obbligo di dimissioni: Le donne e gli uomini del partito democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito, coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato: Emesso decreto che dispone il giudizio; emessa misura cautelare personale non annullata in sede di impugnazione; Emessa sentenza di condanna, ancorché non definitiva, ovvero a seguito di patteggia patteggiamento; Per un reato di mafia, di criminalità organizzata o contro la libertà personale e la personalità individuale; Per un delitto per cui sia previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; Per sfruttamento della prostituzione; Per omicidio colposo derivante dall’inosservanza della normativa in materia di sicurezza del lavoro. Inoltre: per delitti di corruzione nelle diverse forme previste e di concussione; Per reati inerenti a fatti che presentino per modalità di esecuzione o conseguenze, carattere di particolare gravità; Se sia stata disposta l’applicazione di misure di prevenzione personale o patrimoniali, ancorché non definitive, previste dalla legge antimafia, ovvero siano stati imposti divieti, sospensioni e decadenze ai sensi della medesima normativa
-le condizioni ostative alla candidatura vengono meno in caso di sentenza definitiva di proscioglimento di intervenuta riabilitazione o di annullamento delle misure
Domenico Francesco Richichi (Direzione regionale PD Calabria)