È opinione diffusa che la nostra Città sconti tutt’oggi, – a distanza di oltre cinquanta anni da quegli eventi -, il prezzo del clima di forte contrapposizione sorto nell’estate del ’70 durante i cosiddetti “moti di Reggio”. In altre parole, attenti osservatori ritengono che quegli anni abbiano inciso profondamente sul dibattito politico cittadino con l’effetto di alzare a ogni occasione il livello dello scontro tra opposte fazioni. Una sorta di brodo di coltura in cui ogni questione civica oggetto di dibattito finisce per assumere la connotazione dello scontro, nei toni, nelle parole e nel metodo.
In questo contesto allora diventa necessario, anzi, indispensabile pensare al futuro della nostra Città in chiave nuova, non soltanto nel merito delle scelte amministrative e strategiche, come la sua possibile vocazione turistica, ma prima ancora nel metodo del dibattito pubblico. Operazione culturale prima che politica, che presuppone l’assoluta assenza di riserve da entrambe le parti e l’obbligo primario di ristabilire la verità.
Capita, tuttavia, che la narrazione attuale da parte di coloro che furono protagonisti della penultima stagione politica a guida del centrodestra tenda a rileggere la storia di quegli anni in chiave auto-assolutoria, addensando il messaggio destinato al grande pubblico di una sorta di rimpianto del tipo “si stava meglio prima” secondo cui il sistematico impoverimento delle casse comunali a beneficio di effimere operazioni di facciata – come l’estate di RTL che costava ben un milione di euro annui alle finanze comunali che preparò l’elezione di Scopelliti alla presidenza della Regione -, sarebbe oggi da ri-valutare perché avrebbe portato Reggio a una non meglio precisata ribalta nazionale.
Si dimentica però, o in qualche caso si tende a omettere, di dire che se oggi le tariffe dei servizi comunali negli ultimi dieci anni sono state tra le più care è proprio dovuto a quelle scelte dissennate e a una visione controversa di Città palcoscenico che tendeva a esaltare l’effimero a discapito di scelte politiche e amministrative degne di prospettiva e di futuro.
La memoria è importante. Ma altrettanto importante è avere la capacità di guardare oltre il nostro passato, altrimenti corriamo il rischio di rimanerci con almeno un piede dentro e ciò ci impedisce di guardare al futuro. Ben venga quindi una nuova fase per Reggio che veda tutti noi Cittadini anche con idee politiche e storie diverse capaci di metterci alle spalle il passato e guardare ai prossimi dieci o venti anni con idee nuove e, auspicabilmente, condivise. Dovremo da qui a poco comprendere se l’impatto del Ponte sullo Stretto possa relegare Reggio a un ruolo di Città di frontiera, da bypassare per raggiungere la Sicilia in maniera ancora più evidente di come avvenuto fino a oggi, oppure se e come la nostra Città potrà rielaborare la propria vocazione turistica valorizzando ciò che esiste sul proprio territorio anche al fine di intercettare i percorsi turistici destinati alla Sicilia e provenienti dall’estero anche ai recenti voli trans-nazionali.
Una sfida enorme a cui ogni Cittadino è chiamato a rispondere mettendosi in gioco, regalando un pò del proprio tempo alla Città con la consapevolezza delle attuali insufficienze della politica e dei partiti ormai raramente capaci di uscire dal gioco della polemica fine a sé stessa.
Allora diventa indispensabile che tutti, ma proprio tutti, siano disponibili a dare il proprio contributo, prime tra tutte le categorie professionali a cui si richiede di capovolgere il tradizionale rapporto con la pubblica amministrazione cittadina che ha visto da un lato la parte pubblica concedere e dall’altro gli ordini professionali intenti solo a prendere senza dare nulla in cambio, perlomeno in maniera disinteressata.
Un vero e proprio patto per il futuro a cui saranno chiamati primi tra tutti i più giovani, coloro che avendo deciso di restare hanno il diritto, ma anche il dovere, di farlo sognando un mondo e una Città migliore, attenta all’ambiente, inclusiva, capace di esaltare i tanti talenti artistici sul territorio, lontana anni luce da quel modello illusorio che tanti danni ha provocato e le cui conseguenze stiamo pagando tutt’ora e che oggi qualcuno vorrebbe farci passare come un modello da rimpiangere.